La riscoperta della noia ai tempi del coronavirus
Questa mattina cercavo di stilare una lista delle cose positive di questo periodo e tra le tante cose ( proprio così, se cerchiamo bene ne possiamo trovare una discreta quantità) ce n’è una che più di tutte mi ha dato una certa soddisfazione: LA NOIA!
Questa è un’emozione che al momento accomuna tutti noi, crediamo sia un’emozione negativa e in un’era in cui la tecnologia ci offre la possibilità di fruire di stimoli continui riusciamo ad evitarla spesso e senza grande fatica. Credo però che non ci sia nulla di più sbagliato: le emozioni spiacevoli, così come quelle più positive, devono essere sperimentate ed espresse e la noia è un’emozione importantissima per il genere umano: è infatti grazie a quest’emozione che l’uomo riesce ad ANALIZZARE e VALUTARE il MONDO CIRCOSTANTE e a risvegliare la propria CREATIVITA’!
La noia è una sensazione di vuoto momentaneo provocato dal fatto che la nostra mente è alla continua ricerca di stimoli ma se gli stimoli vengono inviati ininterrottamente e sempre più rapidamente dal mondo esterno , il pensiero tende ad appiattirsi e ci disabituiamo alla capacità di FANTASTICARE, IMMAGINARE, CREARE.
Oggi giorno si parla sempre più spesso di “bambini iperattivi” ma l’iperattività è figlia di quest’epoca frenetica e disordinata che tende a snaturare la capacità di coltivare la pazienza, sopportare l’attesa e stimolare l’ingegno per cui credo che quella di rimanere chiusi in casa possa rappresentare una grande opportunità in primis per noi, in secundis per i nostri bambini.
Ieri mia figlia, dopo l’ennesima torta preparata insieme (come tutti ormai ci diamo all’ingrasso sfrenato..), mi ha chiesto di farne un’altra perché trova molto divertente impastare, imbrattare e sentirsi una piccola donna in cucina, io le ho spiegato che ne avremmo fatta un’altra l’indomani perché dovevo dedicare del tempo anche alle mie cose e che avrebbe potuto giocare da sola. Dopo qualche minuto mi si è avvicinata con l’aria imbronciata e mi ha detto “mamma ma io mi annoio, vieni a giocare anche tu!”. Lì per lì mi è dispiaciuto vederla così affranta e sulle prime ho sentito crescere in me l’esigenza di sostituirmi a lei riempiendo quel vuoto che in quel momento la stava disturbando ma, fortunatamente, sono riuscita in breve tempo a mettere da parte la mia emotività e a desistere spiegandole che non è poi così grave avvertire un po’ di noia e che , se si fosse impegnata ad inventare un gioco divertente, non sarebbe durata a lungo.
Inizialmente non era molto motivata e per i primi 5 minuti l’ho vista ciondolare per casa come un’anima in pena, dopo pochi minuti però era già alle prese con la messa in scena di una recita, si è infilata la sua coroncina e si è trasformata in una principessa delle favole alle prese con draghi, elfi e fatine colorate.
LA NOIA l’ha quindi AIUTATA ad ingegnarsi per INVENTARE UN GIOCO DIVERTENTE fatto di corse, inseguimenti e tanta fantasia!
Quando ho finito di sbrigare le mie cose e l’ho chiamata per venire a leggere una favola insieme mi ha solo detto “mamma non posso, dopo vengo, ora devo sconfiggere la strega!”.
Ho raccontato questo aneddoto per spiegare che se non ci lasciamo sopraffare dall’emotività possiamo offrire ai nostri bimbi gli strumenti per gestire da soli i momenti di vuoto, se ci ostiniamo a riempirli noi adulti al posto loro, affannandoci per divertirli costantemente, distrarli con i cartoni o impigrirli con tablet e videogiochi non li aiutiamo a crescere e a stimolare le loro capacità ma, piuttosto, li rendiamo incapaci di tollerare le frustrazioni quotidiane; se invece li lasciassimo liberi di sperimentare anche le emozioni disturbanti, potrebbero imparare che queste possono anche essere di aiuto alla ricerca di situazioni positive e , di conseguenza, sia loro che noi genitori smetteremmo di viverle come minacce da evitare.